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Ho ripreso a giocare, a giocarmi, a rischiare!

A concedermi di cambiare, che sia in meglio, di male in peggio, o soltanto una variabile

infinitesimale, a volte non so nemmeno io che… ma lascio

a voi l’ardua sentenza, che tanto proseguo,

guai a chi mi trattiene, scommetto tutto su di me!

Non posso attendere mosse che non mi appartengono,

sottostare alla regola fissa, addomesticarmi ad una noiosa partita!

Non sarò poi nata con tutti questi colori, quante sono le mie emozioni,

per appiattirmi nella dipendenza da che qualcosa accada senza

che io possa scegliere di parteciparvi.. o meno!

È tempo per me di saltare oltre la soglia,

nel mondo che mi sembrava negato.

Né delicata bambolina, né burattino, né pedina,

ho imparato a riprendermi i miei attimi quando più mi va!

Si spezzino pure, i fili delle vostre meccaniche manipolazioni!

Sia sincero il pubblico che mi scruta bieco,

con disapprovazione mentre salto in aria

via dal palcoscenico e riscrivo con la dinamite la mia storia:

quanto conta davvero, signore e signori, che io svolga per voi un copione tanto ridotto?

E cosa realizzo del mio io profondo, quando mi vedevo assegnare

una funzione, valore, un punteggio, secondo arbitrari schemi

di competizione? ..Non sarò parentesi tendente allo zero!

Neppure esser trattata da carta vincente, come da consorte regina, serve

a ritrovare un personale, insito, splendore! Rifiuto servigi come di essere serva.

Sono ormai sganciata da queste strategie di simulazione,

non c’è modo di incatenarmi. Né serbo di rimediare

in mio nome ai vostri fallimenti, ancor più furia mi assale!

Corona o cencio mi si voglia affibbiare, c’è sempre ben altro

da sfoggiare, non certo qualche pretestuoso giudizio esteriore e venale!

Non sono mica qui per riconoscere licenza ai vostri succesi, dare corpo a ricatti,

non prona a suggellare con la mia firma un’astratta quota del vostro potere!

E levatevi quelle smorfie esterefatte, suvvia, ho appena iniziato con le presentazioni!

Avverto, non sprecherò il fiato che mi rimane nella rassicurazione di questa tesa fissità in cui vi ho conosciuti.. E in cui vi lascio.

Quando ho sospirato, come ogni essere, per le mie sofferenze,

mi si rispondeva di non avere fretta, di abbassare la testa o di reprimere le troppe curiosità..

E dovrei oggi rasserenare chi sarebbe pronto a gettarmi se questo valesse la sua fortuna?

Non è affar mio, rappresentare la vostra consolazione, né il rendermi un ridicolo sfogo per le vostre mancanze.

Su cosa si punta, in questo piattume?

Che ogni carta rilanci se stessa!

Basta formalità, inchini, applausi, proposte sconvenienti!

Sono stufa di chiudere gli occhi e stringere i denti!

Se è vero che mi toccano sacrifici che non ho scelto,

posso dire che l’obbligo maggior per una società sana non venga mai da lor signor richiesto:

dedicarsi all’ascolto del proprio umore, del proprio sentore.

 

Mi riapproprio, perciò, del mio corpo disciplinato, privato dell’indipendenza e fatto strumento.

Il rincorrersi dei miei desideri, soltanto,

detterà le regole delle mie giornate!

A quale gioia dovrei rinunciare, dal momento che non potete impedirmi di immaginarla dentro di me?

E quant’è dolce già l’aspettativa di ognuna, che tra ansie e tentennamenti,

porta in gestazione tutte le espressioni della vita che si rinnova? Voglio festeggiarla!

Abbracciando armonie portate dal vento respirando la terra divelta.

Non batto le strade, ma su quelle mi batto

come pelle di tamburo scalpello

rudi frammenti di pietra invecchiata.

E più incontro sofferenza meno faccio caso a quanto sia immensa,

perché immersa, mata nataraj, in un vuoto danzante,

non resta che un ferreo vagabondare 

cui sorrido irriverente attraverso il confine, e ancora..

..un’altra cinta muraria che crolla.

Ho scoperto che le qualità non hanno definizione, assegnazione, valore,

ma fioritura. Non “mie” o “sue”, ma giustappunto comunicanti,

ho appreso a seminarle sparse, fuori da ristrette corti,

nei modi di una questua per un’ambulante.

Ho cominciato a pescare ricordi e attese per allenare l’equilibrio

tra singhiozzi rappresi della ragione e cicliche palpitazioni dischiuse.

 

So finalmente osare, tuffarmi in capriole carpiate,

inarrestabile la mia rabbia, esonda le vostre sbarre,

circensi i miei dubbi, mai dimorato in precetti stringenti.

Itinerante il mio cuore, non più timorato, dischiusosi

tra compagnie di ventura, cullandomi in vortici elastici

e ad uno schiocco di dita definendo il mio orizzonte

all’equilibrio di un trapezio issato su di un precipizio.

Interrogo la mia luna quando la notte si fa piu’ scura..

Vado assemblando note, accordi ricuciti,

un sapere a sonagli, non innoquo perché sinuoso,

che sappia cogliere ogni istante che sussurri libertà.

multiverso.

 

 

* Jolie Jolly *

 

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